Ogm: fatti o emozioni? di Roberto Defez

Ogm: fatti o emozioni? di Roberto Defez, IBBR, CNR autore di: Il Caso Ogm, 2016, Carocci editore

La tematica degli Ogm è complessa e divisiva, suscita passioni forti e determinate che non cambieranno grazie a queste poche righe. Lo scopo principale qui, non è quindi quello di convincere qualcuno, ma di aiutare chi lo desidera a verificare le fonti ed i documenti originali su cui si fondano le convinzioni personali di ciascuno.

  1. Non esistono in commercio semi Ogm sterili. Tutti gli Ogm commercializzati al mondo hanno semi fertili, che sviluppano piante capaci di riprodursi e dare semi (a loro volta fertili).
  2. Gli Ogm oggi in commercio non servono a combattere la fame nel mondo. Sono piante pensate per le agricolture industrializzate con varietà adatte a combattere alcuni parassiti o erbe infestanti di alcune zone del pianeta. Si potrebbero allestire Ogm per i Paesi meno fortunati, ma di questo può occuparsi solo la ricerca scientifica pubblica che, al contrario delle aziende private, non ha come scopo il profitto.
  3. Non esiste una sola persona ospedalizzata al mondo per il consumo di un qualunque tipo di pianta Ogm. Ma non solo. Visto che il 75% di tutto il cotone mondiale è Ogm e che non viene indicata in etichetta la composizione del cotone usato per cerotti o per tamponare le ferite, noi mettiamo a contatto col nostro circuito sanguigno (mediamente) cotone Ogm per il 75%. Non esistendo casi documentati di allergie, si può affermare che il cotone Ogm, ossia il cotone Bt, non causa allergie agli esseri umani.
  4. Un campo medio mondiale coltivato con Ogm è di una taglia inferiore ai 10 ettari ossia quanto un terreno di una qualunque azienda agricola friulana. Per paragone una azienda media italiana coltivata ad agricoltura biologica è di 26 ettari. Quindi gli Ogm non sono una tecnologia applicabile solo ad immensi latifondi, ma sono usati anche da aziende medio-piccole.
  5. Le piante geneticamente ingegnerizzate oggi in commercio nascono soprattutto per ridurre l’uso di agrofarmaci in agricoltura. Il mais ed il cotone Ogm hanno evitato lo spargimento in 16 anni di 56mila tonnellate di insetticidi secondo l’opinione dell’associazione per l’agricoltura biologica statunitense.
  6. Le piante Ogm resistenti all’uso del principale erbicida usato (ossia il glifosato) stanno ora funzionando meno bene e il diserbo ora deve avvenire usando anche due o tre erbicidi. Ma non si può dimenticare che oggi e da tanti anni in Italia per coltivare soia non-Ogm stiamo usando sei e talvolta sette diversi tipi di erbicidi ed uno di questi in ogni caso è il solito glifosato. Quindi usare soia non-Ogm non evita, anzi aumenta l’uso di erbicidi.
  7. Si crede che il solo termine “agricoltura biologica” sia sinonimo di buono e sicuro per l’ambiente, ma purtroppo così non è. Ci sono varie sostanze usate in agricoltura biologica tra cui anche insetticidi come lo Spinosad che sono tossici per le api e per gli organismi acquatici.
  8. Coccinelle, farfalle ed api vivono indisturbate in un campo di mais Bt, mentre non è così se questo viene irrorato due volte l’anno con insetticidi. In sostanza l’avversione agli Ogm (il cui predominio sementiero e brevettuale è di aziende USA) ha favorito l’impiego di agrofarmaci in cui è l’Europa a detenere saldamente la leadership mondiale (tanto che oggi è Bayer che sta cercando di acquistare Monsanto).
  9. La sperimentazione in campo di Ogm serve a valutarne l’impatto ambientale. Ma l’Italia vieta la sperimentazione alla ricerca scientifica pubblica con un approccio oscurantista che non ha eguali nemmeno in Europa. Prima dello scatenarsi di tale ostracismo in Italia sono state condotte 300 sperimentazioni di Ogm in pieno campo, su 24 tipi diversi di piante (come pomodoro, cicoria, lattuga, melanzana, melone, fragola ed ulivo) in tutte le regioni usando decine di geni diversi con lo scopo anche di tutelare la biodiversità delle coltivazioni tipiche italiane che stiamo perdendo. Dal 2004 questa ricerca è vietata e gli scienziati italiani non la avrebbero indirizzata se non a occuparsi di problematiche locali sulle piante frutto della nostra tradizione.
  10. L’Italia non dispone di aziende sementiere anche solo di medie dimensioni. Noi usiamo quasi solo semi pensati all’estero e che al massimo ci fanno riprodurre in Italia come se ci usassero per fare le fotocopie. La quantità di seme locale è irrisoria e confinata ad attività dilettanetesca o da orto. Ci mancano le aziende sementiere per cui anche per fare mais biologico si usa seme di mais (non Ogm) spesso prodotto da Pioneer, Monsanto o Syngenta. Detto questo i campi coltivati a mais Ogm in Friuli da Silvano Dalla Libera o da Giorgio Fidenato non hanno causato alcun disturbo a nessun agricoltore fiancheggiante tanto che nessuno dei due ha cause pendenti per questi motivi. I dati che dimostrano che la coesistenza per il mais è possibile anche in Italia sono depositati sul sito web del Senato a seguito di una mia specifica audizione.
  11. Secondo l’associazione dei mangimisti Assalzoo l’87% di tutti i mangimi italiani contengono Ogm e sono autorizzati anche dai disciplinari dei più famosi e prestigiosi consorzi di tutela. Noi mangiamo derivati di animali nutriti con Ogm dal 1996. L’Italia consuma ogni singolo giorno dell’anno 10.000 tonnellate di soia Ogm. Questo per dire che chi millanta che col TTIP arriveranno gli Ogm in Italia, ignora quale sia lo stato dell’arte da decenni.
  12. Noi chiediamo due etichette che informino il consumatore: una etichetta che spieghi ad un eventuale consumatore vegano che i residui di macellazione convertiti in farine animali (anche di animali nutriti con mangimi Ogm) sono autorizzate a livello europeo per fertilizzare i campi dell’agricoltura biologica. Questa pratica (del tutto lecita) dovrebbe essere indicata in etichetta per coloro che non desiderano usare direttamente o indirettamente proteine animali nella loro dieta.
  13. Un secondo tipo di etichetta dovrebbe indicare tutti i prodotti derivati da animali nutriti con Ogm (ossia latte, formaggi, yogurt, salumi, prosciutti, carni, etc.). Lo stesso dicasi per qualunque prodotto contenga cotone Ogm, non solo vestiti o banconote, ma anche fornendo un modulo per il consenso informato presso tutte le strutture ospedaliere pubbliche.

Queste ultime due misure potrebbero aiutare a comprendere la portata e la complessitĂ  dei fenomeni che dobbiamo affrontare dal punto di vista agricolo, sanitario, ambientale e nel dibattito pubblico, evitando di credere che la ragione ed i torti siano tutti da una sola parte. Ogni attivitĂ  umana fa errori e contiene rischi, nessuna esclusa e quindi ogni tecnologia va gestita in maniera logica, scientifica e non ideologica, usando la massima trasparenza ed informazione possibile verso il consumatore.

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